Testimonianze
“Ci
avevano detto che se avessimo avuto la democrazia avremmo avuto
finanziamenti – ora abbiamo la democrazia ma non abbiamo visto un
soldo. Ci è stato detto che se avessimo fatto aggiustamenti
strutturali avremmo avuto finanziamenti. Abbiamo fatto gli
aggiustamenti, ma non abbiamo visto un soldo.
Ci era stato detto che con la liberalizzazione degli scambi e le
privatizzazioni sarebbero arrivati gli investimenti privati
dall’estero, ma non ne abbiamo visti. Ora ci dite che con il MAI
(Multilateral Agreement on Investments, AMI – Accordo Multilaterale
sugli Investimenti) questi investimenti arriveranno. State solo
cercando di imbrogliare l’Africa.”
(Basoga Nsadhu, ministro delle finanze ugandese)
“…Quando si sente il grido di una persona, della gente che lotta, si
rimane profondamente scossi. Si comprende all’improvviso tutta
l’assurdità del nostro sistema. Ma per rendersene conto bisogna sentire quel grido, fare
quell’esperienza. Spesso davanti a tanti bei discorsi ho l’impressione
che non comprendiamo nulla. (…) Il sistema economico è tale che ci
schiaccia e schiaccia i poveri in modo inesorabile. Gli aggiustamenti strutturali sono balle. Uccidono i
poveri. La maggior parte dei ragazzi di Nairobi non riesce ad entrare
nemmeno in prima elementare, perché costa troppo. Non si riesce ad
entrare all’ospedale perché si è troppo poveri. I poveri non riescono
neppure più a seppellire i loro morti, perché esiste un solo cimitero a
Nairobi e il trasporto delle salme costa troppo.
Questa è la realtà delle vittime dell’impero del denaro.
Bisogna mettere l’economia al primo posto, in primo piano. Tutti gli
altri discorsi sono bei discorsi che non servono a nulla. Oggi
l’aspetto economico è la realtà fondamentale che guida tutto il resto.”
(Alex Zanotelli)
Una quota rilevante dei prestiti è stata concessa ai Paesi dell’Africa,
dell’Asia e dell’America Latina affinché fossero in grado di acquistare
armamenti di ogni tipo dalle industrie produttrici dei Paesi
industrializzati. Se non ci fossero state le importazioni di armamenti,
il debito complessivo a metà degli anni ’80 sarebbe stato tra il 15 e
il 25% inferiore a quello accumulatosi nella realtà.
Bambini e bambine vengono avviati alla prostituzione per soddisfare gli
appetiti sessuali di ricchi turisti e uomini d’affari. 500.000 bimbi
prostituiti in Brasili (secondo il Ministero degli Affari sociali),
300.000 in Thailandia, 100.000 nelle Filippine, 300.000 in India,
50.000 in Vietnam, 40.000 in Pakistan.
Il Mozambico spende in interessi sul debito dieci volte di più che in
assistenza sanitaria, lo Zambia, cinque volte di più che in istruzione.
Per ogni dollaro ricevuto in aiuti, l’Africa ne restituisce 3 in
interessi sul debito.
Sono i prodotti di bassa tecnologia e largo consumo (abiti, seta,
scarpe) quelli con la cui produzione per l’esportazione Paesi come
Thailandia, Cina, Indonesia e India stanno tentando la scalata dello
sviluppo industriale. Nel 1991 è stata denunciata la presenza di
bambini al lavoro anche nelle fabbriche che producono costose scarpe
per la famosa multinazionale Nike. Un’altra marca famosa, la Adidas, ha
trasferito la produzione in Asia, chiudendo tutti gli stabilimenti
europei.
Nelle miniere d’oro peruviane il 20% dei lavoratori ha fra gli 11 e i
18 anni. I bambini spaccapietre, nella cava di Faridabad, India,
rischiano di diventare ciechi per la polvere e il riverbero. Nelle
vetrerie indonesiane, con temperature intorno ai 50 gradi, i bambini
lavorano ai forni senza alcuna protezione.
Sull’etichetta ci sarà pure scritto Mattel o Chicco; ma ormai l’80% dei
giocattoli di tutto il mondo é fabbricato in Cina, Thailandia e
Indonesia. Bambini che per 12 ore si trovano a contatto con plastica
infiammabile, in ambienti surriscaldati, con poco cibo e dormendo in
capannoni – ghetto.
Ogni
bambino che nasce oggi in uno dei Paesi più poveri del mondo, ha un
debito di 360 dollari verso i Paesi ricchi o verso istituzioni
finanziarie internazionali come la Banca Mondiale o il Fondo Monetario
Internazionale. Anziché andare a scuola, usufruire di assistenza
sanitaria o soddisfare i suoi bisogni primari, questo bambino dovrà
vedere l’economia del proprio Paese soffocare sotto il peso del debito.
Un milione di bambini tesse tappeti su
decine di migliaia di telai fra il Pakistan, l’India e il Nepal. Perché
proprio i bimbi? Non solo per via delle piccole dita molto adatte al
lavoro, ma anche perché gli adulti non sono disposti a farsi sfruttare
proprio fino all’osso. I bambini non hanno scelta. Prelevati da lontani
villaggi con l’inganno di buone prospettive e con la corresponsione di
un anticipo agli ignari e poverissimi genitori, vengono imprigionati in
stanzette anguste, con poca luce, a rovinarsi ossa e vista dietro un
telaio, fabbricando nodi su fili ben tesi, dormendo poi nello stesso
locale, nutriti male. Quando si tagliano, la ferita viene bruciata con
un fiammifero, per non sporcare i tappeti di sangue.
In Tanzania l’iscrizione alla scuola media costa 20 sterline e una
visita medica 1 sterlina, anche se il salario settimanale è in media di
7 sterline. In Africa, mentre solo un bambino su due va a scuola, i
governi spendono per ogni abitante 25,3 dollari per l’istruzione e 22
per ripagare il debito.
“SE MOLTA GENTE DI POCO CONTO, IN MOLTI LUOGHI DI POCO CONTO, FACESSE
COSE DI POCO CONTO, LA FACCIA DEL MONDO CAMBIEREBBE”
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