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1^ FASE TEMPORALE DEL PROCESSO MIGRATORIO DETERMINANTI Condizioni di vita nel paese di emigrazione “...In Polonia ho fatto il liceo linguistico: Avevo già studiato l’italiano in Polonia e frequentavo anche un corso…” “…Avevamo fatto due anni di corso di italiano, abbiamo studiato per parlare un po’, per leggere e per scrivere e per non arrivare qua senza saper fare niente.” Socializzazione anticipatoria al paese straniero quale fattore di attrazione e richiamo:attraverso varie fonti si viene influenzati nella costruzione di un immaginario del paese di destinazione. “…No, non conoscevo l’Italia, sapevo solo che era un campo di fiori…” “…Mio cognato mi ha fregato un po’, perché lui ha detto: - guarda venite qua in Italia che è come l’America. Io vi trovo lavoro, vi do la casa, vi do tutto - Così noi subito abbiamo venduto la casa in Romania. Solo che rispetto alle promesse…Ho lavorato con lui. Poi a tradimento mi ha buttato fuori casa da casa sua, dicendo che voleva stare da solo con sua moglie.” Esistenza o meno di un preciso
processo migratorio: l’immigrato che parte con un progetto chiaro, sa
cosa cerca e cosa vuole quindi risulterà facilitato nell’integrazione
con la nuova società (in riferimento al progetto è bene distinguere due
diverse tipologie di immigrazione: Esistenza o meno di dirottamenti: l’Italia per molti è stato un paese di ripiego, perché il raggiungimento di altri paesi è stato ostacolato. “…Io ho provato prima di tutto ad andare negli Stati Uniti. Non ci sono riuscito perché bisognava avere il visto, bisognava fare molte cose… Quando uno decide di partire ha delle priorità: vado in Francia, negli Stati Uniti, vado…Il problema è che per riuscire ad andare dove si vuole è un lusso. Poi alla fine uno va dove riesce ad andare, dove capita.” Viaggio: può diventare una prova di sopravvivenza, una vera odissea di fuga.
DETERMINANTI Status giuridico di arrivo: è fondamentale, per ridurre i problemi di integrazione, entrare in un paese in modo regolare. “…Quando siamo venuti a Udine siamo stati ospitati da un’amica di mia figlia a casa sua, senza pagare niente”. “…C’è una casa abbandonata dove dormivamo più di cento albanesi senza acqua, una roba da farti spaventare”.
DETERMINANTI Strategie di inserimento e di permanenza attuate dall’immigrato e dai suoi familiari: a lungo andare sembrano un fattore ostacolante l’integrazione le comunità chiuse, tipo quella cinese definibile come una vera comunità autarchica “…Qui in questa zona non ci sono molti corsi. Quando eravamo a Verona ce n’erano, ma come orario era impossibile. Già è faticoso il lavoro. Per noi cinesi è molto difficile imparare l’italiano anche per il tipo e gli orari che facciamo”. Disponibilità verso il contesto: capacità di adattamento e di apertura, dimostrazione di un atteggiamento pro-attivo dell’immigrato “…Era una vita difficile. Aver studiato tanto e dopo trovarsi sulla strada a vendere come ambulante…la situazione era difficile. Nella vita bisogna avere pazienza. Io ho avuto un po’ di pazienza”. “…Adesso imparerò anche il friulano”. Disponibilità del contesto verso l’immigrato (politica, cultura, legislazione): la mentalità chiusa, xenofoba sono sicuramente fattori d’impedimento ad un sereno inserimento. “…Sul lavoro mi trattava male, mi gridava. All’inizio ho lavorato un mese e 4 giorni, il periodo di prova, mi ha pagato questo periodo in nero. Ho lavorato 208 ore, mi ha dato un milione e mezzo. Aveva preso me come uno schiavo”. “…E’ una questione di rispetto da parte delle maestre. Io ho spiegato, ho chiesto gentilmente che se per esempio il mercoledì i bimbi mangiano prosciutto io le porto il pesce o il formaggino”. “…Abbiamo fatto un po’ di fatica anche perché ho pensato che qui non c’era abitudine di gente di colore”. “…Nel nostro percorso di integrazione abbiamo notato anche la diffidenza della gente, o il fatto che saluto tutti e a volte neanche ti rispondono oppure hanno musi lunghi… noi abbiamo tanti problemi eppure quando troviamo qualcuno che ci chiede cole stiamo diciamo sempre bene, perché la nostra filosofia indiana ci insegna ad essere sempre sereni”. “…Ti rendono la vita difficile perché si è etichettati”.
DETERMINANTI Capacità
di lettura della realtà in cui si è inseriti, anche con occhi critici:
questo rappresenta indubbiamente un fattore di crescita di
consapevolezza per l’immigrato indispensabile a riconsiderarsi e
ridefinirsi come soggetto.
DETERMINANTI Prospettive
ed intenzionalità: a tale proposito è però necessario distinguere una
prima generazione di immigrati (i genitori), che ha di solito un
progetto migratorio da valutare e pensa più sovente ad un ritorno in
patria, ed una seconda generazione (i figli), che ha , invece, il più
delle volte, subito il progetto ed è intenzionata a stabilizzarsi sul
nuovo territorio.
L’immigrazione
è ormai un fatto strutturale che impone la necessità di pensare
strategie e percorsi d’integrazione. In questo lavoro ci si è
focalizzati su percorsi familiari prevalentemente a livello locale che
non esauriscono certo tutte le modalità per pensare l’integrazione:
rimangono i percorsi individuali e quelli ancora poco studiati,
collettivi, delle strutture associative. |
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I progetti "Tu mi guardi" e "Negli occhi delle donne", realizzati negli anni 2005/2006 sono stati inseriti nella Capacity Building "Progetto n. 5: Per costruire una cultura della solidarietà", finanziati da MLAL-UE | ![]() |