Inserimento lavorativo. Realtà in Friuli Venezia Giulia
Alla
luce dei fatti, è più che mai evidente che per uno straniero il lavoro
diventi il vero passaporto per un’effettiva integrazione nel Paese
d’arrivo. Avere un lavoro, infatti, permette di disporre di una
certa base economica, che a sua volta dovrebbe consentire l’accesso ad
altri beni e servizi, come ad esempio la possibilità di vivere in
un’abitazione dignitosa, di usufruire di certe cure mediche e di pagare
i diversi servizi legati all’istruzione e, non ultimo, il
ricongiungimento familiare.
Il fatto che il Friuli Venezia Giulia si collochi nel “mitico” Nordest,
nella terra degli “schei”, che in particolare la provincia di Udine
offra diverse possibilità di inserimento lavorativo, che, stando alle
ripetute dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti delle associazioni
locali degli industriali (ad esempio il presidente Piero Della
Valentina di Pordenone), siano preventivate alcune migliaia di
lavoratori non locali da impiegarsi nel sistema produttivo per far
fronte al deficit demografico provinciale, per uno straniero non
mancano certo pochi o irrilevanti ostacoli per integrarsi
professionalmente.
L’impatto socio-culturale:
nella fattispecie quella friulana risulta essere una realtà ancor più
complicata per lo straniero, l’impatto con la lingua e la conoscenza
del Paese di permanenza viene ulteriormente reso difficoltoso dalla
presenza del friulano che, di uso corrente fra colleghi, amici e
parenti, non consente allo straniero rapporti o, comunque, li rallenta,
in virtù anche di una certa mancanza di cultura di accoglienza.
L’alloggio:
il reperimento di un’abitazione è solitamente un bisogno percepito come
più impellente dell’ottenimento di un lavoro. Prima si cerca un posto
per dormire e mangiare, poi si cerca una forma di sostentamento che
permetta di legittimare e migliorare la sistemazione abitativa. La
scarsità di abitazioni, anche per gli autoctoni, i prezzi elevati,
forme velate di razzismo acuite dalla cultura della casa dei friulani,
ne impediscono il reperimento. Viene in tal modo a mancare una
condizione vincolante per l’ottenimento di un’occupazione regolare.
I servizi e diritti:
difficilmente gli immigrati conoscono i propri diritti ed i propri
doveri, la maggior parte di loro giunge qui senza la minima cognizione
dei requisiti basilari per poter transitare, stabilirsi o lavorare
legalmente. Da contrappunto ci sono le discriminazioni da parte dello
stesso mercato lavorativo e dei servizi che non riconoscono il titolo
di studio acquisito in patria, impiegano la manodopera per lavori di
basso profilo, vincolano l’accesso a servizi riconosciuti, mentre
alcuni eludono addirittura le prescrizioni di legge in materia di
assunzione.
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