CONFERENZA “BAMBINI SENZA PACE” DEL 25 MAGGIO 2005
Nell’intento
di sensibilizzare quante più persone possibile sulle
problematiche sofferte dall’infanzia nel mondo, l’Associazione
Amici del Mondo ha organizzato una serata a tema, “Bambini senza
pace”, coinvolgendo quali relatori operatori nei settori medico,
umanitario, sociale. La conferenza è iniziata alle ore 20:45.
Dopo una breve introduzione per presentare i tre ospiti e lo scopo
della serata, la parola è passata a Valentino Mardero,
infermiere, che ha operato con alcune ONG (Emergency e Medici senza
Frontiere) in Afghanistan e in Angola.
Il
racconto è stato supportato da circa settanta diapositive
inerenti l’esperienza in Africa, che hanno notevolmente aiutato il
pubblico presente ad immergersi in una realtà complessa e
sconosciuta, quale quella dell’infanzia in Angola.
Inizialmente
è stato presentato il Paese dal punto di vista politico,
culturale e sociale, con spiegazioni riguardo il sistema scolastico,
economico, sanitario, fino a toccare tematiche strettamente inerenti
al mondo dell’infanzia, ovvero il diffuso analfabetismo, il
rallentato sviluppo sociale e le principali cause di morte nei primi
anni di vita.
A
questa interessante relazione è seguita quella del dottor
Massimiliano Fanni Cannelles, che ha sostituito il dottor Andolina.
Il dottor Fanni Cannelles è un medico chirurgo del Centro
Pediatrico Burlo Garofano di Trieste, che da anni lavora in progetti
in Afghanistan e Iraq con la Croce Rossa Internazionale. Con i suoi
racconti, si è passati da uno scenario di povertà
tipico africano post bellico, a quello di un Paese ove attualmente la
guerra in atto annienta la ricchezza dal punto di vista culturale e
non solo. L’assurdo conflitto impedisce l’educazione scolastica,
le cure sanitarie, il progresso sociale, ma peggio ancora la crescita
umana di generazioni di bambini, mutilati sotto ogni profilo. Questo
racconto si è concentrato sulla condizione dei bambini
costretti quotidianamente a convivere con scenari di violenza, paura
e odio. Le ferite psicologiche che l’infanzia irachena porta in sé,
sono sanguinanti e dolorose quanto le mutilazioni fisiche che
colpiscono, senza distinzione, grandi e piccoli.
Attraverso
altre diapositive il pubblico presente ha potuto immergersi dentro
quell’universo di dolore e sofferenza che spesso la televisione non
ci fa o non ci vuole far vedere: un “dietro le quinte”
sconvolgente.
Il
successivo racconto si è basato sull’esperienza maturata dal
chirurgo in Afghanistan, Paese che vive da molti, troppi anni una
condizione di sopruso e annullamento dei diritti fondamentali. Il
dottor Fanni Cannelles ha parlato di un’ infanzia negata in tutto e
per tutto ai bimbi afghani: assenza di scuole e di maestri adatti
all’insegnamento, di strutture sanitarie e ricreative. In
particolare il racconto si è fermato sui bambini di un
orfanotrofio completamente autogestito; le condizioni generali
scadentissime della struttura, si accompagnavano allo spettro del
traffico di minori per trapianti d’organo.
Il
quadro dell’infanzia afghana era ben riassunto nei disegni che
questi bambini avevano fatto: scene di ordinaria violenza attuata dai
loro insegnanti e dai soldati…Disegni dai quali traspare un vissuto
drammatico, triste e apparentemente invariabile.
Entrambi
i relatori hanno parlato di quali siano i principali interventi
sanitari operati su questi bambini, drammaticamente accomunati dalle
mutilazioni provocate dalle mine antiuomo presenti in tutte queste
realtà.
La
conclusione è spettata a Don Pierluigi Dipiazza, responsabile
del Centro di Accoglienza “E. Balducci” di Zugliano, che ha
voluto tracciare un quadro generale, mondiale del problema, parlando
anche delle responsabilità che l’Occidente ha nei confronti
di questi bambini. Sono state citate anche altre condizioni di
sopruso quali la realtà dei bambini soldato, armati con mitra
e fucili sempre più leggeri, affinché proprio le loro
deboli braccia possano sorreggerli e usarli al momento giusto. Il
silenzio e il disinteresse mondiale fanno il resto: queste realtà
invece di regredire, permangono e si moltiplicano creando un futuro
triste e violento per il nostro mondo. Portando la propria esperienza
di vissuto in un contesto di accoglienza di bambini scampati ai vari
conflitti, don Pierluigi ha commosso il pubblico presente con i
racconti di un’infanzia sradicata dai Paesi di provenienza e
costretta a “sopravvivere” in ambiti culturali ed ambientali
lontani dai propri.
Questa
serata, molto partecipata dal punto di vista delle presenze e
dell’interesse, è stata apprezzata soprattutto per la
passione e la competenza dei relatori che hanno fatto proprio un
problema tristemente all’ordine del giorno.
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